La raccolta differenziata è un problema che sempre più spesso viene sollevato negli ultimi tempi, vuoi perché ancora non è pienamente implementata in tutte le città italiane, vuoi perché, tra una cosa e l’altra, tutt’oggi non viene fatta correttamente.
E se il problema è importante laddove ci si preoccupi di differenziare ciò che è riciclabile da ciò che non lo è, diventa davvero critico nel caso in cui i prodotti sono addirittura tossici sia per l’uomo che per l’ambiente. È questo il caso di pile e batterie usa e getta che spesso, troppo spesso, vengono ancora gettati nel semplice sacco dell’indifferenziato.
Duracell ha dunque avviato una campagna chiamata #SecondLife alla quale ho avuto il piacere di partecipare la scorsa settimana, con lo scopo di rendere noti quali sono i dati sulla raccolta differenziata circa le pile messe in commercio ogni anno sul suolo italiano: i dati sono allarmanti e pare che gran parte di queste vada ad inquinare l’ambiente quando dovrebbe essere smaltita e riciclata in modo corretto.
Se parliamo di riciclare oggetti di uso quotidiano come bottiglie di plastica o ritagli di filo, sappiamo tutti esattamente cosa dobbiamo farne. Magari qualcosa lo riutilizziamo addirittura in casa per creare dei giocattoli per i nostri bambini. Ma quando si tratta di pile, quanto sappiamo in realtà?
Bisogna inoltre tener presente che il 70% delle pile che gettiamo via ha ancora il 40% di carica residua disponibile. Perché quindi vengono buttate? Il perché è abbastanza semplice, alcuni apparecchi elettronici, come i giochi per bambini, richiedono una grande quantità di energia, al di sotto della quale smettono di funzionare correttamente. Una volta che l’apparecchio cessa la sua attività, pensiamo che le batterie siano esaurite e le gettiamo via senza pensarci. In verità in casa nostra abbiamo diversi dispositivi che potrebbero ancora giovare di quella carica residua, come gli orologi, i telecomandi e tutti i dispositivi elettronici a basso consumo.
Per essere sicuri di non gettare via pile ancora cariche, può essere opportuno l’acquisto di un apparecchio di misurazione. Altrimenti la Duracell produce delle pile che hanno integrato al loro interno uno strumento che ne mostra la carica residua, ovvero le Duracell Ultrapower che vedete nella foto in alto.
Ecco in cosa viene scomposta una pila riciclata e quali materiali è possibile estrarre da essa e riutilizzare.
E se anche noi potessimo riciclarci, ovvero potessimo scegliere di avere una seconda vita, cosa vorremmo essere? Per me stessa non avrei troppe pretese, mi basterebbero un po’ di soldi in più e, perché no, un bel camper comodo per le vacanze. No ecco, giusto 5-10cm in meno di altezza… chiedo troppo? 😉
E i bambini possono aiutarci con la raccolta differenziata di pile e batterie? Ma certo, i bambini memorizzano i concetti e hanno un senso spiccatissimo di ciò che è bene e di ciò che è male. Appena associano che fare qualcosa è male, eccoli saltare sull’attenti come degli orologi svizzeri!
All’incontro con la Duracell c’erano anche loro, i nostri bambini. Hanno imparato con le animatrici ed i ragazzi di Duracell alcune informazioni preziosissime tramite l’uso della creatività. Ad esempio hanno scoperto che uno spazzolino elettrico usa tanta energia, una sveglia ne usa un po’ meno e la lucina da notte, ne usa davvero pochissima.
Per loro è stato un bellissimo momento di svago, tanto che anche oggi la piccola mi ha chiesto “Mamma vuole andare colorare sveglia!”. Ecco, un esempio lampante di quanto sia efficace l’associazione del gioco all’apprendimento per i bimbi, anche quelli più piccoli. E sì, c’eravamo anche io e mio marito 😉
Adesso siate sincere, quante di voi non differenzia correttamente pile e batterie?
Io, lo ammetto, sono una di quelle. Lo ero almeno, da quando ho capito quanto sia irresponsabile e pericoloso non curarsi di ciò che facciamo finire nel sacco dell’indifferenziato.