E’ vero che il Natale è la festa dei bambini, ma in certi casi è anche un grosso aiuto per i genitori. Come traumatizzare un bambino a Natale non è esattamente il mio passatempo preferito, ma devo dire che qualche piccolo trauma ogni tanto non è poi così dannoso come può sembrare.
Parlo per me ovviamente, che nella maggior parte dei casi vengo totalmente snobbata dalle mie figlie quando cerco di rimproverarle. Sarà per il tono della mia voce decisamente basso e poco incisivo, sarà perché da mamma basta farmi una carezza e non riesco a mantenere il punto neanche quando ce ne sarebbe davvero bisogno, sarà che non sono una gran chiacchierona e i miei rimproveri sono sempre decisamente troppo brevi, ma ogni volta che ci provo ottengo sempre reazioni totalmente diverse da ciò che mi aspetterei.
Ed ecco, quindi, che entra il gioco il Natale…
Il Natale ha un valore diverso per genitori e bambini
Il Natale assume un valore del tutto diverso per noi genitori, possiamo servircene per un mesetto buono utilizzando l’arma del ricatto.
Eh sì, perché se non fai la brava, piccola mia, Babbo Natale quest’anno non ti porta i regali!
Ed ecco che anche il bambino più capriccioso si siede buono nel divano e smette subito il suo capriccio. E’ uno stratagemma subdolo, me ne rendo conto però insomma, chi non lo ha mai detto anche solo una volta al proprio figlio?
Io di ricordi traumatizzanti ne ho tantissimi (e si vede!), tra genitori e nonni i miei armadi brulicavano di lupi cattivi, uomoni neri, diavoli e chi più ne ha più ne metta. Non sono sicura che sia giusto far provare la paura ad un bambino ma quando arriviamo allo stremo delle forze e la pazienza si esaurisce (incredibilmente i bambini sono particolarmente bravi in queste cose), ogni tipo di aiuto ci risolve la giornata. Ok, forse non proprio la giornata, ma 5 minuti di silenzio spesso e volentieri sono una manna dal cielo!
Più i bambini crescono, più il ricatto si fa sofisticato.
Quest’anno abbiamo aggiunto i folletti invisibili, che dicono a Babbo Natale se e quando fa i capricci. Allora lei lentamente inizia a guardarsi attorno con circospezione e un filo di scetticismo, ma pensa che tutto sommato potrebbe anche essere vero. Tanto vale fare la brava, non si può mai sapere…
Ma il ricatto non è poi così astratto e fine a sé stesso, il giorno di Natale si concretizza eccome! La notte della vigilia un omone grande e grosso bussa alla porta e, in quel momento, casa nostra è un brulicare di emozioni, paure, aspettative e buoni propositi.
La prima volta che Donato si è travestito da Babbo Natale, Ginevra aveva due anni. La reazione è stata decisamente traumatizzante, forse anche troppo per lei.
Bisogna dire però che più gli anni passano, e meno il ricatto sortisce l’effetto desiderato. Chissà, magari tra un anno o due potremo già rivelarle che, in realtà, Babbo Natale non esiste…