Quando ero incinta la domanda più ricorrente che ponevo alla mia ginecologa prima di congedarmi dalla visita di controllo era: “A cosa devo stare attenta? Le perdite in gravidanza sono pericolose? Cosa mi può succedere e quando mi devo preoccupare?”. Nelle varie fasi della gravidanza spesso le sue risposte vertevano sull’osservazione del colore delle perdite vaginali.
La presenza di perdite in gravidanza è abbastanza usuale.
Perdite in gravidanza: bianche
Si possono avere perdite bianche che sono uno dei possibili sintomi della gravidanza. Ma se le perdite bianche sono maleodoranti e accompagnate da bruciore e prurito è bene consultare il medico perché probabilmente siete in presenza di una vaginite (come ad esempio una candidosi): è una condizione frequente soprattutto durante il primo trimestre, nel quale il livello di progesterone aumenta e crea un ambiente favorevole al proliferare delle micosi. Se curata adeguatamente non presenta alcun rischio né per la gravidanza, né per il bambino.
Perdite in gravidanza: marroni
Potresti trovarti anche di fronte a delle perdite marroncine. Se si presentano all’inizio della gravidanza sotto forma di spotting, potrebbero essere perdite da impianto: 24-48 ore di perdite di lieve entità dovute all’inserimento dell’embrione nell’utero. Se le perdite marroni continuano per più giorni è bene consultare il ginecologo per approfondire le cause: potrebbero essere fisiologiche e non pericolose, ma potrebbero anche indicare una minaccia d’aborto; quindi sarà necessario assicurarsi che la gravidanza stia procedendo nel migliore dei modi con le analisi del caso e in alcuni casi potrebbe essere necessario sostenerla con la somministrazione di progesterone.
Perdite in gravidanza: trasparenti
Le perdite trasparenti, acquose e inodore invece sono fisiologiche durante tutto il periodo della gravidanza. Ma se nel primo o secondo trimestre si presentano in modo abbondante (sensazione di essersi fatta la pipì addosso) potrebbe essere liquido amniotico: in questo caso è necessario mettersi in contatto il più presto possibile con il proprio ginecologo. Per questo problema è possibile che il ginecologo ti consigli di acquistare dei salvaslip in grado di cambiare colore nel caso in cui il liquido trasparente sia effettivamente liquido amniotico. Nel caso fossero molto abbondanti e in concomitanza con la fine del periodo gestazionale, significa che si sono rotte le acque ed è quindi arrivato il momento di andare all’ospedale.
Perdite in gravidanza: rosso vivo
Durante le prime settimane di gestazione se si hanno perdite rosso vivo accompagnate da dolore pelvico è meglio chiamare subito il proprio ginecologo, infatti è possibile che siano sintomo di un aborto spontaneo. E’ comunque importante non sottovalutarle anche nel caso non ci sia dolore addominale e ricorrere in ogni caso al giudizio di uno specialista. Nel caso in cui le perdite di sangue rosso vivo abbondante si presentino in gravidanza avanzata potrebbero essere un campanello d’allarme per un possibile distacco di placenta, quindi è consigliato chiamare il proprio medico e/o recarsi il più presto possibile in ospedale.
Perdite in gravidanza: rosa
Le perdite rosa (sangue vivo ma diluito) solitamente non sono preoccupanti: potrebbero essere dovute a delle piccole lesioni della cervice dopo un rapporto sessuale o anche dopo una visita ginecologica. Infatti con la gravidanza tutto l’apparato uterino, quindi anche il collo dell’utero, è più irrorato di sangue e di conseguenza più sensibile ad eventuali sollecitazioni.
Perdite in gravidanza che indicano infezioni
Nel caso in cui le perdite siano dense, grumose, bianche o gialle o verdi, maleodoranti e accompagnate da prurito, molto probabilmente si è in presenza di un’infezione fungina o batterica. L’unica soluzione è mettersi in contatto con il proprio medico che provvederà a sottoporvi ad un tampone vaginale in grado di stabilire la natura dell’infezione per curarla nel miglior modo possibile.
Lo ripetiamo un’ultima volta: qualsiasi sia la natura delle perdite che osservate durante la gravidanza è sempre bene informare il proprio ginecologo e non affidarsi all’auto-valutazione, in modo che possa essere definito l’intervento, farmacologico o meno, più adeguato.
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