Noi genitori vorremmo sempre il meglio per i nostri figli. Vorremmo che crescessero felici, spensierati, educati e rispettosi, ubbidienti, intelligenti, brillanti… Già prima della loro nascita abbiamo già deciso che da grandi saranno persone di successo e che avranno una vita perfetta. Ci ripromettiamo di essere sempre felici e giusti con loro, siamo certi di saper riconoscere un loro malessere o una loro necessità, magari ricordando con dispiacere qualche episodio della nostra infanzia che ci ha particolarmente colpiti. Ma non sempre le cose vanno esattamente come ce le eravamo immaginate.
Il modo in cui un bambino vede la vita e dà valore alle cose è molto diverso dalla percezione che ne può avere un adulto. Bambini e adulti hanno necessità diverse, priorità differenti, e non sempre riescono ad entrare in contatto e a capirsi. Un bambino trova assurdo che il suo genitore possa essere stanco e non avere voglia di giocare con lui in quel momento, e allo stesso modo un genitore potrebbe provare fastidio nell’avere in giro per casa un bambino che fa capricci di continuo e per ogni cosa.
Sono cose difficili da ammettere, ma io per prima so di fare degli errori con le mie bambine e, alcune volte, sbaglio anche nella convinzione di fare la scelta giusta per il loro benessere. I bambini poi, non sempre riescono ad esprimere nel modo giusto i loro sentimenti. Oddio, forse dire “nel modo giusto” è sbagliato in partenza, forse dovrei piuttosto affermare “non sempre i bambini riescono ad esprimere i loro sentimenti in un linguaggio facilmente interpretabile da noi genitori” e per chi ha dei bambini particolarmente sensibili e introspettivi, il compito è ancora più impegnativo.
Si dice che i bambini inizino da piccolissimi a provare sensi di colpa per qualcosa di sbagliato che hanno fatto. I sensi di colpa sono un sentimento che mi ha sempre messa in allarme e ho sempre cercato, per quanto possibile, di non colpevolizzare mai le mie bambine. Quando fanno qualche marachella, mi fermo un attimo a riflettere prima di arrabbiarmi e cerco di capire se lo hanno fatto di proposito o meno, ma spesso capirlo non è così facile, specie se ti guardano con quelle espressioni da angioletti fingendosi del tutto estranei all’accaduto. Così, per tante volte che un piatto cadeva in terra e veniva rotto, dell’acqua caduta in terra, dello sporco sui muri, dei pantaloncini rotti e via dicendo, spesso e volentieri tendevo a consolare mia figlia “Dai amore mio, non è successo niente. Stai tranquilla, la mamma pulisce. Non fa niente...”. Tant’è vero che, quando invece il pasticcio era stato fatto non dico di proposito ma in piena coscienza, e soprattutto poco dopo essere stata avvertita che stava per succedere, ed io mi arrabbiavo con lei, mia figlia mi rispondeva “Ma dai mamma, non fa niente! Tanto tu dopo pulisci!“.
Così abbiamo deciso di essere un po’ più severi e un po’ meno permissivi su alcune cose, facendole notare i suoi errori senza fargliela passare liscia sempre e comunque. Ancor più da quando è nata la seconda bimba. In certi momenti sono tenerissime, giocano assieme serene e vanno d’accordo. In altri momenti invece sono come cane e gatto, e la più piccola a 1 anno tiene testa in tutto e per tutto alla sorella di 4! Quando le sento litigare nella loro cameretta, corro a vedere cosa stia succedendo e che non si stiano facendo del male, ma a volte è davvero difficile capire cosa sia successo. A volte si fanno i dispetti di nascosto, per non essere viste: uno scappellotto, un giocattolo strappato di mano, una manata in faccia, capelli tirati e via dicendo. È incredibile cosa riescano a combinarsi a vicenda in quei 5 secondi in cui dò loro le spalle!
Eppure i sensi di colpa erano qualcosa che ancora non mi era capitato di vedere, fino a ieri…
La scoperta dei sensi di colpa
Ieri ho sentito la piccola piangere in un modo diverso dal solito e, quando sono andata a vedere in cameretta cosa stesse succedendo, lei era effettivamente in lacrime mentre la più grande era seduta in disparte e mi guardava seria. Ho preso la piccola in braccio cercando di consolarla e ho notato che aveva un pizzicotto nella mano, come se si fosse chiusa la pelle in una serratura o schiacciata tra due giochini. Istintivamente ho pensato “È stata sicuramente Ginevra“, seppure non avessi nessuna prova che fosse davvero così. Su queste cose cerco di fare sempre estrema attenzione, gli equilibri tra sorelle possono essere molto delicati e ciò che viene percepito come un atto ingiusto da parte di un genitore è qualcosa che ferisce profondamente e potrebbe trascinarsi anche in età adulta, con gelosie e rivalità. Ho quindi fatto un bel respiro cercando di reprimere la rabbia istintiva e ho chiesto alla più grande “Amore hai visto cosa è successo? Come si è fatta male Elena?”.
Lì per lì lei mi ha risposto di non saperlo e allora ho continuato a consolare la più piccola che continuava a piangere. Dopo pochi minuti la grande è scoppiata in lacrime “Mamma! Non l’ho fatto apposta, non volevo fare male ad Elena! Mamma, fammi le coccole…”
Per me è stato totalmente spiazzante, che una bambina di 4 anni potesse provare dei sensi di colpa tanto sinceri da scoppiare in lacrime sebbene nessuna l’avesse colpevolizzata, non me lo sarei mai aspettato e non era mai successo nulla del genere prima in modo così aperto. Da una parte mi dispiace che le mie bambine possano provare sentimenti negativi, dall’altra però so che è un percorso necessario al loro sviluppo e alla loro crescita personale. Come genitore vorrei proteggerle dal mondo, far sì che siano sempre felici, ma si tratta solo di desideri senza senso dettati dall’emotività e dall’istinto di protezione. La mia bambina sta crescendo, e andando avanti con gli anni si staccherà sempre più dalla famiglia, dovrà cavarsela da sola. È giusto quindi che impari anche a gestire le sue emozioni sebbene vederle soffrire, sia per dolore che per senso di colpa, ad un genitore faccia davvero male.