Appena qualche giorno fa passavo in rassegna la mia infanzia, pensando a quante di quelle cose che facevo da piccola, oggi sarebbero viste come abominevoli e totalmente diseducative. Mi è capitato di rifletterci su rientrando dal supermercato dove, nel reparto dolciumi, ho trovato una scatoletta di gomme da masticare che mi era davvero molto familiare. Probabilmente ricorderete anche voi quelle stecche di gomme da masticare dal gusto indecifrabile, avvolte in una carta che le faceva assomigliare a delle sigarette. Avevano anche il loro pacchetto e dentro ce n’erano 10. Ne ho un ricordo davvero molto vivido. In realtà odiavo il gusto di quelle gomme da masticare, ma adoravo far finta di fumarle proprio come facevano i grandi. E chiaramente i miei genitori, così come quelli di tutti i miei amici, me le compravano con piacere.
Riuscireste ad immaginare oggi di comprare cicche simili ai vostri bambini? Al solo pensiero mi si rizzano i capelli in testa! E infatti al supermercato al posto del pacchetto di sigarette, c’era un pacchetto di fischietti, o qualcosa di simile.
Partendo dalle finte sigarette, sono poi arrivata a meditare sui racconti di mia nonna, sulle fiabe che mi raccontavano un tempo e che guardavo in tv. Alcune erano davvero molto spaventose, tanto che ancora oggi faccio un’attenta selezione di cosa far vedere e cosa no alle mie bimbe. Eppure a ben pensarci, tutte quelle esperienze non mi hanno “deviato” l’infanzia. Non sono diventata una fumatrice perché masticavo quelle gomme, non ho mai fatto esplodere nessuno perché guardavo Ken il guerriero.
In verità vi dico che forse commetto un errore nel vietare a mia figlia la visione di alcuni film. Certo, Ken il guerriero è e resterà fuori discussione fino ad una certa maturità, com’è giusto che sia, ma alcune fiabe che sì raccontano talvolta dei momenti tristi o tragici, non dovrebbero essere scartate a priori. Il motivo per il quale lo affermo con assoluta convinzione è dovuto al fatto che queste occasioni andrebbero sfruttate come opportunità per insegnare qualcosa ai nostri bambini, opportunità che non avrebbero diversamente a causa della nostra costante e protettiva presenza.
Come disse G.K. Chesterton,
Raccontare le fiabe ai bambini non serve per insegnare loro che i draghi esistono, lo sanno già! Le fiabe servono ad insegnare ai bambini che i draghi possono essere sconfitti.
Guardandole in quest’ottica, tante fiabe assumono tutto un altro significato. La storia di Hansel e Gretel, che fino a poco fa per me era solo la storia di una strega cattiva che voleva mangiare due bambini (come nel peggiore dei film horror), oggi non è altro che una storia che insegna ai bambini a non fidarsi mai degli estranei, per quanto loro possano sembrare benevoli e generosi. Una bella differenza insomma, purché ci sia di fianco un adulto a spiegare al bambino qual è la morale della fiaba, che lo faccia ragionare e lo segua per tutta la durata del film.
Io voglio essere onesta con voi ma soprattutto con me stessa, ho ancora tantissimo da imparare al riguardo. Spesso rinuncio a spiegare a mia figlia come funzionano alcuni aspetti della vita perché la vedo davvero molto sensibile e vederla spaventata mi fa stare male. Ma non sono certa che continuare a proteggerla per lei sia un bene, alla fin dei conti. Per farvi un esempio, da qualche mese ha iniziato ad interrogarmi sulla morte, spesso scoppiando anche in lacrime al solo pensiero che un giorno, per la precisione quando avrò compiuto 100 anni, non ci sarò più. Per me è molto dura darle delle spiegazioni in merito perché parlando di noi, della nostra famiglia, il discorso diventa davvero molto pesante perfino per me.
Ecco che le fiabe ci vengono in soccorso.
Quando mi è stata offerta la possibilità di partecipare alla prima del nuovo film Disney Cenerentola, che uscirà nelle sale cinematografiche il 12 Marzo, per me oltre che una grande gioia è stata un po’ anche una liberazione. Cenerentola è una fiaba meravigliosa che parla di principesse, di magia, di sogni che si realizzano e di gentilezza. Ma è anche la storia di una bambina orfana dei genitori che deve imparare a cavarsela da sola contando sulle proprie forze e sul proprio coraggio. E infatti seguendo la storia di un’altra bambina e non immaginando più quegli eventi accadere a sé e ai suoi genitori, mia figlia è riuscita ad assimilare il concetto della perdita con incredibile fermezza. Perché la tristezza non è rappresentata come la fine della sua vita, ma come un momento che poi passa e lascia il posto ad un’intera vita di felicità ed emozioni.
Uscendo dal cinema l’ho interrogata:
– Amore, cosa ti ha insegnato questa storia?
– Che bisogna essere sempre gentili e avere coraggio mamma!
Qualcosa l’ho imparata anche io, ovvero che come genitori non dobbiamo semplicemente limitarci ad escludere a priori alcune fiabe per via del fatto che trattano temi delicati, dobbiamo semplicemente essere giudiziosi e cercare di capire quando è il momento giusto per raccontare loro quella determinata storia, in base alla loro età sicuramente, ma anche in base al tipo di insegnamento che vogliamo dare loro. Io ringrazio Cenerentola per esserci stata, in questo particolare momento dell’infanzia di mia figlia.
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